Bologna Rugby fa squadra, nasce un colosso

Reno e 1928 hanno trovato l’intesa per una fusione da 650 tesserati, otto impianti e trenta scuole. Lepore: “Un polo fondamentale”

Due Torri, due storiche realtà di origine, ma adesso una sola, unica campana sotto cui riorganizzare e rilanciare tutto il movimento della palla ovale cittadina.

Rugby Bologna 1928 e Reno Bologna hanno deciso di unire gli sforzi in una sola realtà, il Bologna Rugby, che per giocatori e staff è una delle più grandi a livello nazionale.

Tra gialloblù e rossoblù c’è stata per tanti anni una grande rivalità sportiva. Due approcci differenti, ma poi visto l’esito finale non così lontani l’uno dall’altro, tant’è che qualche anno fa, nel vero spirito rugbistico, fu creata la Mortadella Cup: in occasione dei derby delle prime squadre, veniva messa in palio una mortadella che poi veniva degustata nel terzo tempo insieme, da vinti e vincitori. Dopo vari tentativi, quest’anno si è riusciti ad unire le «Due Torri» sotto il nome di Bologna Rugby. La pandemia e il rinvio dei campionati hanno dato tempo ai sodalizi per affrontare insieme l’argomento fusione, arrivando ad un accordo per creare una base ancor più solida per il movimento.

«Guardo con soddisfazione all’unione di queste due storiche società – ha dichiarato Matteo Lepore, assessore allo sport del Comune – nasce un polo rugbistico fondamentale per sviluppare il potenziale educativo e sociale di questo sport tra i più giovani».

Bologna diventa una delle società numericamente più importanti a livello nazionale. I tesserati sfiorano i 650, ancor di più se si vanno a riprendere i dati complessivi pre Covid-19. Lo staff è composto da 40 tecnici, le squadre iscritte dal minirugby ai senior (per ora il 1928 farà la serie B, Reno la C, dall’estate ci sarà una prima squadra unica) ora sono in totale 18. Tutto ciò fa del Bologna Rugby un punto di riferimento a livello nazionale. Il sodalizio ha tutto per crescere ancora: i tesserati potrebbero superare quota 1000 nel giro di 2-3 anni. Tutto ciò potendo contare su strutture adeguate.

La casa del Bologna Rugby sarà il centro sportivo Pier Paolo Bonori, per il quale c’era da tempo un Project Financing di riqualificazione che ha tra i promotori il Rugby Bologna 1928 e si spera possa essere avviato già da quest’anno.

In base all’accordo tra Comune e Federazione, il Bonori è tra l’altro già centro d’eccellenza per la promulgazione e lo sviluppo del rugby giovanile.

Insieme al centro sportivo Dozza il Bologna Rugby manterrà la presenza anche alla Barca e presso tutti i campi periferici, destinati soprattutto al minirugby, da Bologna fino a San Lazzaro, Castelmaggiore, Valsamoggia e Casalecchio.

In totale saranno 30 le scuole primarie e secondarie e 8 i centri sportivi interessati

Vogliamo crescere e arrivare in serie A

Intenti comuni per un progetto ambizioso. La fusione di Reno e Bologna 1928 ha rilanciato le potenzialità del movimento rugbistico cittadino. «Il rugby è sostegno, e mai come in questo periodo è necessario unire le forze per crescere ulteriormente – conferma Francesco Paolini presidente del Bologna 1928 –. Non è un accordo tra società, dove ognuno continua a lavorare separatamente, ma diamo vita a un’unica entità, che condividerà risorse e progetti e crescerà con le migliori forze sportive e organizzativo».

Idee e progetti di alto profilo a partire dal progetto di riqualificazione del Bonori. «Il Covid-19, nel disastro che ha portato, ci ha dato tempo e opportunità di fare un’analisi della situazione, superando le perplessità in totale accordo e definendo il progetto nei minimi dettagli».

Obiettivi? «Il progetto è ambizioso. Prima di tutto pensiamo alla crescita del minirugby, raddoppiando in un paio di anni gli iscritti. Altro punto è la formazione tecnica delle giovanili: dai 14 ai 18 anni occorre che i ragazzi diventino atleti per competere ad alti livelli e abbiamo tutte le competenze perché ciò avvenga. Dalle seniores ci aspettiamo risultati qualificanti, tutto ciò senza dimenticarci l’aspetto sociale con il Giallo Dozza in cui continueremo a perseguire l’obiettivo di aiutare l’inclusione di questi ragazzi che usciti dal carcere».

L’obiettivo è la serie A? «Non vogliamo fare il passo più lungo della gamba, oltretutto vediamo se il campionato inizierà, nel caso punteremo a salire con entrambe le squadre: il Bologna 1928 ha già dimostrato di essere competitiva in B l’anno scorso, lo stesso dicasi della Reno in C1».

La nostra realtà sarà un modello per tutti

Un amico comune che fa da intermediario, un primo incontro e poi da lì in perfetto accordo fino alla ratificazione dell’accordo.

«Ad ottobre ci siamo incontrati per parlare, di persona – conferma Raffaele Capone, presidente della Reno – o in videoconferenza analizzando tutti i punti di vista, cosa che negli anni passati, visti i tempi stretti, non era stato possibile».

Una linea e un approccio comune. «Siamo partiti parlando di minirugby, della crescita tecnica dei ragazzi del settore giovanile, ovviamente anche di prima squadra e lo abbiamo fatto con un programma organico ben strutturato che siamo sicuri possa permetterci di migliorare ancor di più in futuro».

Raddoppiare i numeri del minirugby, attualmente circa 200 ragazzi, ma non solo.

«C’è molto lavoro da fare, ma partiamo da una base solida, da una grande organizzazione con uno staff di allenatori formato e preparatissimo e, cosa importante, mantenendo la territorialità per facilitare anche le famiglie.

A livello giovanile con Under 16 e 18, dove siamo ai vertici regionali, dobbiamo crescere ancora raggiungendo i campionati Elite, andando quindi a scontrarci contro le grandi realtà nazionali».

Per le seniores gli obiettivi sono la serie A con la prima squadra e la B con la seconda, divise ma solo a livello nominale tra Reno e Bologna 1928, con cui si erano iscritte l’estate scorsa, ma unite sotto la direzione tecnica comune affidata a Matteo Ballo. Il Bonori permetterà al Bologna di essere un punto di riferimento: «Il Bonori sarà un polo di rilevanza per lo sviluppo del rugby, siamo aperti ad aiutare e a collaborare con tutte le realtà del territorio.


Filippo Mazzoni